Quando Pietro Tòcio entrò per la prima volta nella nostra casa dalla cantina si scorgeva il cielo… le travi bruciate e le solette pericolanti raccontavano storie di povertà ed abbandono… raccogliendo le macerie per iniziare a pulire e sistemare, fra polvere e calcinacci sono state trovate vecchie carte, risalenti al 1400 fra cui alcuni fogli su cui sono elencati gli abitanti dell’epoca che avevano diritto ad eleggere il parroco.
La abitazioni dell’antica borgata di Sussia, sono disseminate fra i pendii dei versanti sanpellegrinesi del Pizzo Cerro e del Castello della Regina. La denominazione di quest’ultimo deriva da una antica leggenda che fa riferimento all’epoca longobarda. La storia racconta la vicenda della regina Teodolinda, che in fuga dal suo re fece erigere un castello sui monti sopra Cavaglia e lì trovò rifugio con alcuni fedeli soldati e servitori. Si narra anche di un ricco tesoro portato con sé fin lassù e contenente, oltre a gioielli, pietre preziose e monete, un vitello d’oro.
La sorte della regina non fu tuttavia delle migliori: per sfuggire ai nemici che avevano attaccato le sue truppe, sentendosi ormai perduta, si fece chiudere in una botte e scivolare lungo i fianchi della montagna fino ad incontrare la morte. Rimane il dubbio sul suo tesoro che dovrebbe essere stato sepolto da qualche parte nelle viscere della montagna e affidato alla custodia di diavoli e streghe. La leggenda sostiene che ogni qual volta una persona si metta alla sua ricerca su per la montagna, questi scatenino un temporale con tuoni e fulmini al fine di scoraggiare l’incauto cercatore d’oro. Secondo alcuni, l’unico modo per spezzare l’incantesimo è quello di portare con sé un rosario e di depositarlo nel luogo dove si pensa sia nascosto il vitello d’oro; se il posto indicato con il rosario è quello giusto, l’incantesimo viene spezzato e il fortunato potrà godere del prezioso tesoro. Secondo altri il tesoro è raggiungibile solo nella notte di San Giovanni…
Il Castello della Regina non è solo frutto di leggende ma ha, in reltà, un fondamento storico , perché numerose testimonianze e documenti parlano di una fortificazione Viscontea edificata a difesa della valle durante le guerre tra Guelfi e Ghibellini nella Brembilla Medioevale. Infatti furono Barnabò Visconti e i ghibellini brembillesi nel 1360 a costruire una fortino in legno su questo monte, chiamandolo “Castello di Cornalba”. Questo avamposto nei successivi cinquant’anni fu presidiato da un Castellano e 8 soldati, fino al 5 settembre 1403, giorno della completa distruzione da parte di 200 Guelfi, che portarono le porte in segno di festa fino a San Giovanni Bianco. Oggi a memoria di questi eventi rimangono alcuni frammenti di vasellame e frecce, ritrovati negli anni sulla cima del Castello della Regina.